Risorse naturali e innovazione: il boom delle rinnovabili in Piemonte

Il Piemonte, e la città di Torino in particolare, sta vivendo un autentico boom nel settore delle energie rinnovabili.

La regione, ricca di risorse naturali e caratterizzata da uno splendido patrimonio paesaggistico, si sta rapidamente trasformando in archetipo dell’innovazione energetica in Italia, e di seguito analizzeremo i dettagli di questo fenomeno.

Il contesto ambientale

Il Piemonte è caratterizzato da una straordinaria ricchezza paesaggistica. Montagne imponenti, valli verdi e fiumi creano un ambiente ideale per la produzione di energia pulita.

L’energia eolica trova la sua naturale collocazione nelle zone montuose, dove i venti possono raggiungere velocità considerevoli.

Il sole, invece, splende generosamente sulle colline e sulle pianure, offrendo un’enorme potenziale per l’energia solare da sfruttare anche in città, come è stato fatto di recente con l’aeroporto di Caselle.

Inoltre, grazie ai numerosi corsi d’acqua che attraversano la regione, l’energia idroelettrica rappresenta un’altra risorsa di grande importanza, tanto che il Piemonte vanta la presenza di ben 930 centrali idroelettriche: il numero più alto nel nostro paese.

Torino: il centro dell’innovazione energetica

Torino sta dimostrando di essere una vera e propria avanguardia dell’innovazione energetica in Italia.

La città è impegnata nell’implementazione di nuovi progetti e politiche sostenibili per ridurre l’impatto ambientale e promuovere l’uso delle energie rinnovabili.

Grazie alla sua tradizione industriale, Torino è oggi diventata un laboratorio per la sperimentazione di nuove soluzioni a livello energetico.

Le iniziative urbane sostenibili messe in atto riguardano il miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici, l’incremento del fotovoltaico Torino sui tetti degli edifici pubblici e privati e la promozione della mobilità sostenibile, con l’implementazione di reti di trasporto pubblico efficienti o l’incoraggiamento all’uso di mezzi di trasporto ecologici come le biciclette.

Inoltre, la città sta sviluppando progetti di riqualificazione urbana che prevedono soluzioni innovative che mirano a ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità.

Ruolo dell’industria e dell’università

L’industria e l’università svolgono un ruolo fondamentale nell’innovazione e nello sviluppo di tecnologie sostenibili in Piemonte e a Torino in particolare.

Numerose aziende locali si sono infatti impegnate nella produzione di componenti per impianti di energia rinnovabile come turbine eoliche e pannelli solari.

Queste imprese stanno contribuendo alla crescita economica della regione e all’occupazione, offrendo nuove opportunità di lavoro.

Inoltre, l’università svolge un ruolo di primo piano nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie innovative nel settore delle energie rinnovabili.

Infatti, i dipartimenti scientifici e tecnologici delle università del Piemonte collaborano con l’industria e le istituzioni locali per promuovere la ricerca applicata e lo sviluppo di soluzioni sostenibili.

Questa sinergia tra mondo accademico, industriale e istituzionale sta portando a importanti scoperte e innovazioni nel campo delle energie rinnovabili.

Impatti socio-economici

L’interesse verso le fonti energetiche rinnovabili nel Piemonte ha avuto numerosi impatti positivi sia sul piano economico che su quello sociale.

Dal punto di vista economico, l’industria delle energie rinnovabili sta vivendo una crescita significativa, creando anche nuovi posti di lavoro e stimolando la creazione di imprese innovative.

Dal punto di vista sociale, l’adozione delle energie rinnovabili ha rappresentato numerosi benefici per la comunità. La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ha migliorato la qualità dell’aria, contribuendo a migliore la salute pubblica e a una diminuzione delle malattie respiratorie.

Inoltre, l’uso delle energie rinnovabili ha ridotto l’impatto ambientale complessivo, preservando gli ecosistemi locali e proteggendo la biodiversità.

Sfide e futuro

Nonostante i risultati positivi finora ottenuti nel settore delle energie rinnovabili nel Piemonte e a Torino, ci sono ancora alcune sfide da affrontare.

Una delle principali sfide è rappresentata dalle condizioni meteorologiche che influiscono sulla produttività delle fonti energetiche rinnovabili, come l’energia solare e quella eolica.

È necessario sviluppare soluzioni di stoccaggio dell’energia e migliorare la gestione delle reti elettriche per garantire una fornitura energetica continua e affidabile.

Inoltre, è fondamentale continuare con gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie sostenibili per superare le sfide tecniche e migliorare l’efficienza degli impianti.

Per quanto riguarda il futuro, il Piemonte e la città di Torino hanno grandi ambizioni nel campo delle energie rinnovabili. L’obiettivo è quello di continuare a crescere nel settore e diventare un punto di riferimento per l’intero paese.

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Il Cloud italiano? Oggi vale 5,5 miliardi di euro

Il mercato del Cloud italiano nel 2023 ha continuato a crescere in modo significativo, raggiungendo un valore complessivo di 5,51 miliardi di euro, con un aumento del 19% rispetto all’anno precedente. Questo consolidamento del mercato è il risultato di una crescente consapevolezza tecnologica tra le imprese italiane, che hanno intrapreso percorsi di digitalizzazione sempre più orientati verso l’uso del Cloud. 

La vera trasformazione è ancora lunga

Tuttavia, la strada verso una vera trasformazione culturale e organizzativa è ancora lunga. La componente Public & Hybrid Cloud, che comprende i servizi offerti da fornitori esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati, ha registrato la crescita più significativa, con una spesa di 3,729 miliardi di euro, rappresentando un aumento del 24% rispetto al 2022. Questo settore sta diventando sempre più centrale nel panorama del Cloud italiano.

I servizi infrastrutturali (IaaS) hanno registrato una crescita del 29%, raggiungendo un valore di 1,511 miliardi di euro, alla pari con i servizi Software (SaaS), storicamente più diffusi. Questo aumento è stato sostenuto dalle grandi imprese, che hanno allocato i loro budget su progetti strategici pluriennali con contratti a tariffe bloccate, mitigando così gli effetti dell’aumento dell’inflazione.

Il Public & Hybrid Cloud registra la crescita maggiore 

Il Public & Hybrid Cloud rappresenta una parte significativa del mercato, con una spesa di 3,729 miliardi di euro e una crescita del 24% rispetto al 2022. Allo stesso tempo, il Virtual & Hosted Private Cloud, che comprende i servizi infrastrutturali presso fornitori esterni, ha raggiunto 1,034 miliardi di euro, con un aumento del 9%. La Data Center Automation, che riguarda la modernizzazione delle infrastrutture on-premises, è cresciuta del 10%, raggiungendo un totale di 748 milioni di euro.
All’interno del Public & Hybrid Cloud, l’IaaS ha registrato la crescita più significativa, raggiungendo un valore di 1,511 miliardi di euro (+29% rispetto al 2022) e rappresentando il 41% del totale. Questo aumento è stato favorito soprattutto dalle Virtual Machine, che sono strumenti abilitanti per lo sviluppo di nuovi servizi legati all’Intelligenza Artificiale generativa. Il PaaS ha registrato una crescita del 27%, raggiungendo un totale di 686 milioni di euro, grazie alle opportunità legate all’Intelligenza Artificiale e all’Analytics.

Le grandi imprese concentrano la spesa

La spesa Cloud in Italia è ancora prevalentemente rappresentata dalle grandi imprese (87%), ma le PMI stanno aumentando l’adozione di servizi nel Public Cloud (+34%), raggiungendo un totale di 478 milioni di euro nel 2023.

Le grandi imprese hanno ormai spostato oltre la metà delle loro applicazioni aziendali (51%) nel Cloud, ma ci sono ancora sfide da affrontare per una vera trasformazione nell’uso della tecnologia. Una cultura organizzativa diffusa misura ancora l’apporto del Cloud principalmente in termini di risparmio sui costi, invece di considerarlo come un catalizzatore per l’innovazione e la digitalizzazione. Questa mentalità inibisce la vera trasformazione.

La sfida del Cloud Financial Management

Una delle sfide future per le grandi organizzazioni sarà il Cloud Financial Management, ovvero la gestione delle risorse e dei costi del Cloud in modo più adatto ai modelli as-a-service. La revisione dei processi di IT Financial Management, che oggi rappresentano una priorità per molte imprese, potrebbe essere un passo importante verso nuove modalità di lavoro tra la Direzione IT e il business. Tuttavia, moltissime imprese italiane (74%) continuano a gestire le risorse e i costi del Cloud secondo le logiche tradizionali dei sistemi on-premise, creando difficoltà gestionali e rallentando gli investimenti digitali.

In sintesi, il mercato Cloud italiano sta crescendo in modo significativo, ma è necessario affrontare sfide culturali e organizzative per sfruttare appieno il potenziale del Cloud come motore di innovazione e trasformazione digitale.

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Anche i cybercriminali aspettano il lancio del nuovo iPhone 15

L’entusiasmo per il lancio imminente del nuovo iPhone 15 non riguarda solo i fan di Apple, ma anche i cyber truffatori. Gli esperti di Kaspersky hanno infatti scoperto numerose truffe che sfruttano la passione per questa attesa innovazione tech, e prevedono diversi schermi fraudolenti con rischi distinti per gli utenti, tra cui possibili perdite di dati e finanziarie. Una delle tecniche più utilizzate fa leva sul desiderio di essere tra i primi a possedere l’ultimo modello Apple, offrendo la possibilità di acquistarlo prima del lancio ufficiale. Generalmente, i truffatori dichiarano di poter fornire gli iPhone in anteprima e offrono agli utenti l’opportunità di acquistarli, spesso a un prezzo maggiorato. Ma per assicurarsi l’acquisto ‘esclusivo’, le vittime devono effettuare un pagamento anticipato. Oppure, fornire i propri dati finanziari, oltre a quelli di identificazione personale.

Non solo rischi finanziari

Dopo aver effettuato il pagamento, ovviamente i truffatori scompaiono, lasciando le vittime senza l’iPhone promesso e senza i loro soldi. Ma oltre ai rischi finanziari questa truffa solleva importanti preoccupazioni relative alla privacy, dal momento che i dati rubati possono essere venduti sul dark market. Un’altra truffa, invece, offre la possibilità di vincere il nuovo iPhone 15 a fronte del versamento anticipato di una somma minima. Gli utenti sono infatti piuttosto attratti dal desiderio di ottenere gratuitamente un iPhone 15, a dimostrazione di quanto questo lancio sia atteso. Per partecipare al give away è necessario versare una piccola quota, spesso descritta come tassa di ‘gestione’ o ‘registrazione’.  Tuttavia, dopo il pagamento, gli utenti non ricevono nulla, con conseguenti perdite finanziarie.

I truffatori sfruttano l’entusiasmo per le novità tech

“Nell’era digitale, i truffatori si evolvono costantemente e sfruttano il nostro entusiasmo per le novità tech – ha dichiarato Tatyana Kulikova, Security Expert di Kaspersky -. È fondamentale essere attenti, verificare le offerte e proteggere le proprie informazioni personali. Se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, probabilmente è così”. 
Per evitare di essere vittime di queste truffe, gli esperti di Kaspersky consigliano anzitutto di rivolgersi a venditori affidabili e autorizzati, soprattutto per quanto riguarda gli acquisti in anteprima.

I consigli per evitare le truffe

Inoltre, è sempre bene diffidare delle offerte che richiedono pagamenti anticipati per giveaway o per prodotti in pre-vendita. Al contrario, utilizzare canali ufficiali, come il sito Apple o di rivenditori autorizzati, oppure, fare una ricerca sul venditore e controllare le recensioni online dei clienti.
Per quanto riguarda la sicurezza online Kaspersky, consiglia di abilitare l’autenticazione a due fattori (2FA) per proteggere i propri account, soprattutto quelli collegati ai metodi di pagamento, e utilizzare una soluzione di sicurezza avanzata, Ma è bene anche rimanere aggiornati sulle truffe più comuni e sulle best practice di cybersecurity.

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Cybersicurezza nazionale: i numeri dell’ACN nel 2022

Il 2022 è stato un anno complesso, che ha visto la maturazione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, l’ACN, costituita per decreto nella seconda metà del 2021. Inoltre, la necessità di mettere il Paese in sicurezza ha portato alla creazione della Strategia nazionale di cybersicurezza 2022-2026 e il relativo Piano di implementazione I numeri della cybersicurezza nazionale nel 2022 si possono leggere nella relazione annuale dell’Agenzia, che fornisce una panoramica sulle attività, i dati e le progettualità dell’ACN per il periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022.  Un periodo intenso, che ha impegnato l’Agenzia a operare a tutela degli interessi nazionali nel campo della cybersecurity a 360°.

Protezione, risposta e sviluppo digitale del Paese in 82 misure

La relazione dell’ACN è un documento di indirizzo composto da 82 misure, ed è volto a sostenere il potenziamento cyber del sistema Paese per far fronte alle sfide del mondo digitale rispetto ai tre obiettivi fondamentali di protezione, risposta e sviluppo digitale. Per far fronte alla complessità del panorama della minaccia cibernetica, il CSIRT Italia (Computer Emergency Response Team) nel 2022 ha trattato 1.094 eventi cyber, di cui 126 hanno avuto un impatto confermato dalla vittima.
Sul fronte delle comunicazioni ricevute sono state invece registrate 81 segnalazioni derivanti da obblighi di legge.

Sostenere innovazione, rafforzamento tecnologico e industriale

Nel 2022 ACN ha anche gestito 6 accordi che hanno determinato l’avvio delle iniziative mirate al potenziamento di 129 progettualità rivolte a 51 PA, 16 centrali e 35 locali. Ha inoltre realizzato 67 misure per determinare i livelli minimi di sicurezza, capacità elaborativa, risparmio energetico e affidabilità delle infrastrutture digitali, e garantire le caratteristiche di qualità, di sicurezza, di performance e scalabilità, interoperabilità, portabilità dei servizi cloud. E ha lanciato il Cyber Innovation Network, una rete di collaborazioni per lo sviluppo di programmi congiunti nel settore della cybersicurezza. Ma, soprattutto, ha definito un programma di azioni sinergiche tra ricerca, start-up e alta imprenditoria al fine di sostenere l’innovazione, il rafforzamento tecnologico e industriale del sistema Paese con la stesura di un’Agenda di ricerca e innovazione (R&I) e altre iniziative di collaborazione nazionali ed europee in ambito ricerca sulla cybersecurity.

La resilienza nazionale si misura anche nello spazio cibernetico

La proiezione internazionale dell’Agenzia ha implicato incontri e collaborazione internazionali. Nel 2022 l’Agenzia ha svolto 5 missioni internazionali di vertice a Bruxelles, negli Stati Uniti, Israele, Canada, 19 incontri bilaterali con rappresentanti di autorità di cybersecurity estere o rappresentanti governativi, e 4 meeting con rappresentanti di organizzazioni intergovernative. Al suo attivo anche 27 riunioni del Nucleo per la cybersicurezza (NCS), la sede primaria di coordinamento interministeriale, a livello tecnico-operativo, in materia di cybersicurezza e resilienza nazionale nello spazio cibernetico.

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Il mercato dell’AI oggi vale già 500 miliardi di dollari

Il futuro della robotica è rappresentato dall’Intelligenza Artificiale, che si sta sempre più affermando nel mondo del business grazie all’utilizzo della no-code Ai per supportare le decisioni aziendali. Inoltre, l’interazione dell’AI Generativa con altre tecnologie come la realtà aumentata e la computer vision è in costante crescita. Questi quattro trend emergenti rappresentano interessanti opportunità di investimento nel mercato dell’AI. Lo rivela in un report il gruppo Vedrai, specializzato in soluzioni di Intelligenza Artificiale.

Il mercato dell’Intelligenza artificiale supererà quest’anno i 500 miliardi di dollari

Negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale è diventata parte integrante della società e le sue applicazioni continuano ad espandersi. Secondo il Worldwide Semiannual Artificial Intelligence Tracker, la spesa di governi e imprese per l’Intelligenza Artificiale supererà i 500 miliardi di dollari entro il 2023. Inoltre, il 51% delle aziende in tutto il mondo sta già investendo in Ai, come dimostra il Top 10 Global Consumer Trends 2023. Inoltre, nel corso del 2022, accanto alle applicazioni già diffuse dell’Intelligenza Artificiale, si è imposta l’Ai generativa dove gli investimenti hanno registrato un valore complessivo di 2,6 miliardi di dollari, secondo The state of generative Ai in 7 charts.
“Fino a qualche anno fa lavorare nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale sembrava fantascienza, perché appariva complesso anche solo spiegare alle aziende italiane cosa fosse, mentre adesso il terreno è diventato molto più fertile e sono le stesse aziende che chiedono soluzioni che utilizzano l’Ai per rispondere concretamente ai loro bisogni” osserva Diego Maccarelli, Head of Corporate Finance di Vedrai.

I settori protagonisti dei prossimi anni  

L’interesse verso l’Intelligenza Artificiale non accenna a diminuire e diventa sempre più importante per il comparto economico. Vedrai si concentra sull’identificazione dei settori che saranno protagonisti del mercato nei prossimi anni, al fine di stimolare l’innovazione a livello di ecosistema e supportare la crescita del Gruppo attraverso acquisizioni e partnership con i migliori talenti sul mercato.
Nonostante il territorio italiano non sia il più fertile per lo sviluppo delle start up, Vedrai crede fortemente nelle competenze dei talenti locali e nella possibilità di valorizzarli in Italia. Il comparto Ai sta crescendo costantemente grazie alle aziende dotate di competenze sempre maggiori e di uno sguardo rivolto ai trend internazionali. In sintesi, Vedrai si pone come obiettivo quello di rivoluzionare il modo in cui imprenditori e manager prendono decisioni in condizioni di incertezza, studiando i mercati emergenti per alimentare la sua strategia di crescita accelerata grazie ad acquisizioni.

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Quali saranno le cyber minacce per le aziende nel 2023?

Quali saranno le minacce più rilevanti per grandi aziende e PA nel 2023? Rispondono gli esperti di Kaspersky Security Services, che nell’ambito del Security Bulletin hanno delineato le previsioni relative agli attacchi più rilevanti. Nel 2022 è cresciuto il numero di media blackmail: all’inizio del 2021 gli esperti contavano 200-300 post mensili, mentre il picco massimo, verificatosi più volte tra la fine del 2021 e la prima metà dell’anno passato, ha superato i 500 post mensili. Gli autori di ransomware pubblicano infatti sempre più spesso post dedicati a nuovi episodi di hacking di successo eseguiti ai danni delle aziende. E i cyber criminali sono stati attivi anche alla fine del 2022. A settembre e novembre la Digital Footprint Intelligence di Kaspersky ha rilevato rispettivamente circa 400 e 500 post. 

Aumentano i falsi blog post sull’estorsione

I criminali informatici prima contattavano direttamente la vittima, ora invece comunicano la violazione direttamente attraverso i loro blog, impostando un conto alla rovescia per la pubblicazione dei dati trapelati senza chiedere privatamente un riscatto. Questo dark trend continuerà ad aumentare nel 2023 perché questa tattica avvantaggia i criminali informatici. I dati, infatti, vengono spesso messi all’asta e l’offerta finale a volte supera il riscatto richiesto. I blog post sull’estorsione attirano poi l’attenzione dei media, e nel 2023 alcuni attori meno noti potrebbero approfittarne, sostenendo di aver presumibilmente violato un’azienda. Ma indipendentemente dal fatto che l’hacking sia realmente avvenuto o meno, una segnalazione di fuga di notizie potrebbe danneggiare l’azienda.

Fuga di dati: un trend in crescita

Gli esperti prevedono che la tendenza alla fuga di dati personali continuerà anche nel 2023. Nonostante la fuga di dati personali influisca direttamente sulla privacy delle persone, anche la cybersecurity aziendale è messa a rischio. Spesso infatti i dipendenti utilizzano gli indirizzi e-mail lavorativi anche per registrarsi a siti di terze parti, che possono essere esposti a fughe di dati.
Quando le informazioni sensibili come gli indirizzi e-mail diventano pubblicamente accessibili possono suscitare l’interesse dei criminali informatici, e innescare discussioni su potenziali attacchi all’azienda su siti web darknet. Inoltre, i dati possono essere utilizzati per il phishing e il social engineering.

Cloud nel mirino e Malware-as-a-service per attacchi sempre più complessi

Gli esperti prevedono inoltre che gli attacchi ransomware diventeranno sempre più simili tra loro, a causa dell’aumento degli strumenti malware-as-a-service (MaaS). La complessità degli attacchi aumenterà, il che significa che i sistemi automatizzati non saranno sufficienti a garantire una sicurezza completa. Inoltre, la tecnologia cloud diventerà un vettore di attacco popolare, poiché la digitalizzazione porta con sé maggiori rischi per la cybersecurity. E nel 2023 i criminali informatici ricorreranno più spesso ai siti dark web per acquistare l’accesso a organizzazioni precedentemente compromesse.

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Energia, che potenzialità ha l’Italia?

In tempi difficili come lo sono quelli che stiamo vivendo, poter raggiungere la massima indipendenza sotto il profilo energetico è fondamentale. A questo proposito, come si colloca l’Italia? Qual è il bilancio energetico del nostro paese, attuale e in prospettiva? Per saperne di più in merito, Eurispes ha realizzato una ricerca specifica che analizza il bilancio energetico italiano. Dopo l’analisi delle diverse fonti di approvvigionamento (interne ed estere), dei livelli di consumi e delle differenti forme di produzione presenti sul territorio italiano, lo studio evidenzia come il paese sia ancora fortemente dipendente dall’estero. Questo perchè la disponibilità energetica lorda, un indicatore del grado di dipendenza del paese dall’estero, è aumentata passando dal 73,5% del 2020 al 74,9% del 2021. Si conferma inoltre il ruolo predominate giocato dai combustibili fossili, in particolare gas e petrolio, che nel 2021 hanno rappresentato oltre il 73% della disponibilità energetica nazionale (rispettivamente il 40,9% e il 32,9%). 

Quali sono le prospettive future?

Per comprendere quali possano essere le prospettive di sviluppo futuro del settore energetico in Italia, la ricerca prova a delineare l’impatto che determinate politiche potrebbero avere sia nel favorire il processo di decarbonizzazione della nostra economia, sia nel ridurre la dipendenza energetica dall’estero e, dunque, l’esposizione del nostro Paese a futuri shock energetici come quello a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In relazione ai processi di decarbonizzazione del nostro sistema economico occorre sottolineare come in Italia, nel 2020, la quota di rinnovabili nel consumo finale di energia abbia raggiunto il 20,4%, rispetto ad un obiettivo del 17%. Particolarmente positivi sono stati i risultati raggiunti nella produzione di energia elettrica dato che il 38% dell’energia elettrica prodotta in Italia nel 2020 derivava da fonti rinnovabili. Quasi il 50% in più dell’obiettivo del 26% dichiarato per il 2020.

Debolezze storiche

Dall’indagine emerge come il settore dell’energia in Italia presenti ancora una serie di debolezze storiche. Pur essendo l’Italia il Paese con il maggior potenziale di produzione di energia rinnovabile in Europa dopo la Francia, esistono una molteplicità di impedimenti burocratici e di vincoli legislativi che limitano fortemente il raggiungimento del nostro pieno potenziale. A ciò vanno aggiunte le difficoltà legate alla realizzazione di nuove opere, troppo spesso bloccate da piccoli, ma incisivi, gruppi d’interesse e da una politica più attenta ai sentimenti dell’opinione pubblica invece di concentrarsi su di una programmazione strategica di medio-lungo periodo. 

E’ il momento di accelerare

In conclusione, se da un lato l’Italia ha la necessità di far fronte alle contingenze di breve periodo legate all’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia, dall’altro deve sfruttare la congiuntura favorevole per accelerare il più possibile il processo di decarbonizzazione della nostra economia. L’aumento dei prezzi delle fonti energetiche non rinnovabili, i finanziamenti europei legati al piano REPowerEU e i fondi del Recovery Plan stanno creando le condizioni perfette per lo sviluppo e la costruzione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Tuttavia, affinché ciò venga realizzato non bastano finanziamenti e progetti; servono una classe politica dotata di visione strategica e un apparato burocratico funzionante in grado di sostenere la realizzazione e l’implementazione di progetti.

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Wellbeing: un’impresa su 3 cura il welfare

La scelta dei benefit aziendali è sempre più vasta: non soltanto buoni pasto, abbonamenti per i trasporti pubblici e assicurazioni sanitarie, ma anche massaggi, frutta e verdura gratis, corsi di fitness, tornei di calcio internazionali e iniziative per acquisire o migliorare le competenze professionali, a cominciare da quelle linguistiche. Secondo l’indagine internazionale Disconnect to Reconnect di Adecco, per il 73% delle aziende il wellbeing dei dipendenti è diventato molto importante per migliorare tasso di engagement (39%) e soddisfazione (24%). Un dato confermato dal Future Workplace 2021 HR Sentiment Survey condotto da Forbes, che rivela come il 68% dei responsabili hr senior consideri il benessere psicofisico del personale una delle massime priorità.

La pandemia ha riportato al centro i lavoratori

Il cambiamento in atto è fotografato dal Welfare Index Pmi 2021, il report annuale sul welfare nelle Pmi italiane condotto da Innovation Team, che rivela come dal 2016 al 2021 le aziende con un livello di welfare elevato siano aumentate in modo significativo, passando dal 9,7% al 21%, e quelle con un welfare di base siano scese invece dal 49,3% al 35,8%.
Catalizzatrice indiscussa del processo è stata la pandemia, che ha riportato al centro i lavoratori come persone, dando un ruolo di primo piano alle loro esigenze individuali.

Benessere del personale e qualità delle performance aziendali sono correlati

Come spiega Randstad, il grado di benessere del personale e la qualità delle performance aziendali sono profondamente correlati. La creazione di un buon ambiente di lavoro e di un equilibrio tra lavoro e vita privata riducono i tassi di assenteismo incentivando la produttività e l’engagement dei team, e una maggiore soddisfazione dei lavoratori produce fidelizzazione, e dunque una minore rotazione del personale. Questo, si traduce in un vantaggio economico, dal momento che investire su dipendenti già assunti ha un costo inferiore rispetto a formare nuove risorse. Inoltre, l’appagamento dei dipendenti favorisce una buona reputazione aziendale, con maggiori possibilità di attrarre nuovi talenti.

Ma due terzi delle aziende offre solo orari e sedi di lavoro flessibili 

Quando le politiche di welfare sono calibrate sui bisogni dei dipendenti i risultati non tardano ad arrivare. Lo dimostra il Welfare Index Pmi 2021: le società che utilizzano il welfare come leva strategica hanno avuto un ritorno in termini di produttività, soddisfazione e fidelizzazione della forza lavoro. Eppure, gli studi concentrati sul wellbeing e sui suoi effetti positivi sui bilanci aziendali si scontrano con un dato di segno opposto. 
Adecco, riporta Adnkronos, rivela infatti che solo un 1/3 delle aziende mette in atto iniziative che vanno oltre l’offerta di orari e sedi di lavoro flessibili. Questo spiegherebbe perché il 45% dei dipendenti (60% in Italia) ritiene che la propria società non fornisca un supporto in termini di benessere.

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B2B, solo un terzo delle aziende italiane mette il cliente “al centro”

Le aziende B2C sono già da tempo orientate alla customer experience, ovvero alla soddisfazione, al rapporto e in generale a tutta l’esperienza vissuta dal cliente nella relazione con l’impresa. E in ambito B2B? Le cose sembrano andare in modo diverso, con un passo decisamente più lento. Oggi, solo il 34% delle aziende B2B italiane ha già un approccio “customer centric”, capace di creare maggiore valore, perché basato sull’ascolto e l’attenzione verso il cliente, con strategie volte a cogliere le specifiche esigenze e caratteristiche peculiari di ciascuno. Il 16% è in fase di avvicinamento verso questo modello, ma la maggior parte – il 50% – è ancora focalizzato sulla componente di prodotto/servizio offerto. Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Customer Experience nel B2B della della School of Management del Politecnico di Milano.

Alla base occorre un’organizzazione ad hoc

Il rapporto indica anche i passi necessari a costruire questa “relazione” fra azienda e cliente, anche in ambito B2B. Una strategia orientata al cliente richiede prima di tutto un’organizzazione ad hoc, che coinvolga tutti gli attori e i processi nella relazione, con iniziative o strumenti declinati per ciascuna realtà. Eppure, il 66% delle aziende italiane ha con i propri clienti un rapporto limitato a un solo scambio di informazioni di natura tecnica e/o commerciale, il 20% ha attivato una relazione strategica basata su uno scambio di dati o informazioni (dati di sell-out granulari, condivisione di liste di clienti/lead con il proprio distributore) e appena il 14% sta evolvendo verso una relazione di supporto e ascolto reciproco, lo step abilitante la costruzione di una relazione collaborativa.

Il ruolo della tecnologia

Per un modello “cliente centrico”, poi, serve un’opportuna dotazione tecnologica di piattaforme e strumenti in grado di valorizzare gli scambi informativi. Ma le imprese B2B mostrano ancora immaturità nella raccolta e poi nell’integrazione di queste informazioni, con scarsa possibilità di avere a disposizione tutti i dati relativi al cliente in un unico punto. Solo il 14% delle aziende raccoglie almeno un dato avanzato, il 56% possiede informazioni relative ai propri clienti sparse in diversi database o su Excel. E anche nei casi in cui sia presente un’architettura in grado di gestire tale integrazione (44%), le informazioni contenute sono per lo più basiche (non dati avanzati, provenienti da uno scambio evoluto con il cliente). Sono ancora sporadiche iniziative di segmentazione dei canali di contatto, creazione di strategie ad hoc per singolo cliente e mappatura dell’intera relazione cliente-fornitore. In generale, circa la metà delle aziende non ha progetti basate su un approccio data-driven.

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Come progettare un salone da parrucchiere?

Progettare un salone da parrucchiera è un delicato equilibrio di aspetti tecnici e decorativi di fondamentale importanza per il successo di un’attività.

Soprattutto nel caso di una parrucchiera, l’immagine che vogliamo dare dei locali è fondamentale dato che contribuisce in maniera decisiva alla percezione che i clienti si faranno dell’attività.

Dunque bisogna prestare grande cura a tutti quegli aspetti che riguardano il design e l’architettura, ma anche gli allestimenti più funzionali e gli arredi che garantiscono sempre una piacevole permanenza.

Ecco il motivo per il quale quando si va a progettare un salone da parrucchiera bisogna tener conto di tutti questi elementi per avere la certezza di offrire veramente il meglio alle clienti e partire con il piede giusto.

La pianificazione degli spazi

Solitamente la pianificazione degli spazi è la prima cosa da gestire dopo aver individuato i locali.

Bisogna riuscire ad immaginare in anticipo le aree in cui sarà necessario avere campo libero per poter lavorare bene e quella in cui prevedere la reception nonché la zona cassa, la zona dedicata al lavaggio e al taglio dei capelli ed infine quella destinata all’area per il relax nell’attesa di essere serviti.

La zona di ingresso deve sempre essere ampia, luminosa e sgombera da qualsiasi arredo: essa non deve Infatti dare l’impressione di essere una zona buia e confusionaria ma al contrario infondere benessere e senso di ampiezza.

La zona in cui avviene il lavoro vero e proprio deve prevedere invece un minimo di due mobili lavatesta ed eventuali mobili a parete in cui riporre shampoo e lozioni, nonché asciugamani e altre attrezzature.

Per quel che riguarda la zona in cui avviene il taglio dei capelli bisogna fare in modo da pensarla in maniera tale che questa riceva quanta più luce naturale è possibile.

Inoltre l’illuminazione artificiale non deve essere diretta ma al contrario essere diffusa, arrivando prevalentemente dall’alto. In questa maniera eviteremo di creare delle ombre che impediscono di percepire bene i dettagli.

Arredi e attrezzature

Elementi d’arredo vanno selezionati appositamente per riuscire ad infondere nel cliente quella sensazione di benessere e relax di cui avverte il bisogno quando riceve questo tipo di servizio.

È meglio per questo prevedere delle comode poltrone e divanetti per l’attesa, con un tavolino per poggiare gli oggetti. Anche il bancone che ospita la cassa va considerato come un importante mobile che concorre a creare il design individuato.

Possiamo abbinare al nostro bancone anche dei piccoli espositori in cui mostrare dei prodotti che i clienti possono decidere di acquistare. È importante scegliere con cura anche le varie forniture per parrucchieri quali spazzole, phon, sterilizzatori, poltrone e caschi da parrucchiere, ad esempio.

Si tratta infatti di elementi che concorrono a creare nel cliente quella piacevole sensazione di sapere di essere serviti con le migliori risorse a disposizione, facendo così in modo che l’esperienza percepita possa essere sempre la migliore possibile.

In breve

Dunque tenendo conto di tutti questi fattori sarà possibile riuscire a progettare adeguatamente il proprio salone da parrucchiere, facendo in modo che tutto possa essere organizzato nel migliore dei modi e con grande cura dei dettagli.

Ricorda sempre che gli elementi che concorrono a rendere unica un’esperienza all’interno di un salone sono tanti e che è bene curarli tutti se desideriamo fare in modo che i clienti tornino ad usufruire dei nostri servizi anche in futuro.

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